8 Dicembre, festa dell’Immacolata

Di Jean Olaniszyn

L’8 dicembre si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria: “Solemnitas in conceptione immaculata beatae Mariae virginis”, una delle feste mariane più importanti nel calendario liturgico della Chiesa cattolica, solennizzata per la prima volta come giorno di precetto il 6 dicembre 1708 con la bolla pontificia “Commissi Nobis Divinitus” di Papa Clemente XI (1649-1721).

Per sottolineare l’importanza del dogma proclamato l’8 dicembre 1854 da Papa Pio IX (1792-1878) con la bollaIneffabilis Deus”,  la Chiesa cattolica celebra ogni 8 dicembre la solennità dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria con la Messa “Gaudens gaudebo”.

A differenza dell’apertura verso la dottrina dell’Assunzione, il dogma proclamato da Papa Pio IX non è condiviso da altre confessioni cristiane (con parziale eccezione della Chiesa ortodossa) in quanto da queste considerato in disaccordo con le Scritture e non supportato dalla Tradizione.

L’Immacolata Concezione è oggetto di dispute teologiche già da alcuni secoli. Esso sancisce che Maria, predestinata ad essere Madre di Dio, venne concepita “immacolata”, ossia priva della macchia del peccato originale.

Questa condizione privilegiata della Madonna sarebbe stata predetta già dall’Antico Testamento, nel “Cantico dei Cantici “, dove la Sposa è identificata dai cristiani proprio con Maria: “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia” (Cantico, 4,7).

Benché i Vangeli non facciano alcun riferimento all’Immacolata Concezione di Maria, nondimeno sin dalla primissima tradizione cristiana, la Madre di Cristo, venne ritenuta un essere speciale.

Già Sant’Agostino d’Ippona (354-430), infatti, ritenne la natura di Maria perfetta e speciale: “la pietà impone di riconoscere Maria senza peccato […]. Per l’onore del Signore […] Maria non entra assolutamente in questione quando si parla di peccati». Anche altri teologi furono concordi nel definirla «bella, pura e senza macchia”, tra questi, in particolare, il francescano, e beato, Giovanni Duns Scoto (1265-1308), poi detto “Dottore dell’Immacolata”.

La festività, ancor prima del dogma, era celebrata in Oriente già nell’VIII secolo e venne importata nell’Italia meridionale da monaci bizantini: in Sicilia, il tema dell’Immacolata Concezione divenne molto sentito ancor prima della definizione del dogma.

Lo storico Antonino Mongitore (1663-1743), canonico del capitolo della Cattedrale di Palermo,  racconta che già nel 1323 la “Conceptioni” di Maria era festa di precetto a Palermo, attestando in tal modo che la sua devozione nel capoluogo siciliano risultava persino allora così antica da “non sapersi l’incominciamento”.

Nel 1439, al Concilio di Basilea, l’arcivescovo di Palermo Niccolò Tedeschi (1386-1445), sostenne che Maria era stata concepita senza peccato.

Dal Mezzogiorno il culto per l’Immacolata si propagò poi a tutto l’Occidente, soprattutto su iniziativa degli ordini religiosi benedettini e carmelitani e fu inserito nel calendario della Chiesa universale da Papa Alessandro VII (1599-1667) con la bolla “Sollicitudo omnium ecclesiarum “ dell’8 dicembre 1661.

Nella devozione cattolica l’Immacolata è anche collegata con le apparizioni di Lourdes (1858) e con le precedenti apparizioni di Rue du Bac a Parigi (1830).

Le Madonne di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, prima versione della “Vergine delle Rocce”, olio su tavola trasportato su tela di cm 198×123, databile al 14831486, conservato nel Museo del Louvre di Parigi (la seconda versione è conservata alla National Gallery di Londra).

Leonardo con le sue opere, divenne il promotore del rinnovamento dell’immagine mariana. Il grande pittore, infatti, introdusse modifiche anche sostanziali agli schemi allora tradizionali e soprattutto molte novità di ordine stilistico

Nel 1483 la Confraternita della Immacolata Concezione di Milano, stipulò con il giovane Leonardo un contratto per una pala da collocare sull’altare della cappella della chiesa di San Francesco Grande (fino alla sua demolizione del 1806 fu la seconda chiesa per dimensioni dopo il Duomo di Milano).

Per Leonardo da Vinci (1452-1519) – giunto da Firenze nel 1482 a Milano e accolto con tutti gli onori da Ludovico Maria Sforza detto il Moro (1452-1508) – era la prima commissione che otteneva a Milano e al contratto presenziò anche il  pittore Giovanni Ambrogio De Predis (1455-1509), artista affermato di Milano che ospitò Leonardo nella sua abitazione vicino a Porta Ticinese

L’opera doveva avere per soggetto la Madonna col Bambino e nel contempo richiamare iltema dell’Immacolata Concezione di Maria: un concetto teologico che i francescani sostenevano e che invece i domenicani negavano.

I francescani, desiderando affrontare l’argomento attraverso un dipinto, chiesero a Leonardo di elaborare una proposta. Cosa che l’artista fece, anche se in maniera piuttosto criptica, essendo il dibattito in età rinascimentale non ancora codificato da un’iconografia specifica dell’Immacolata Concezione.

L’artista, ben poco incline ad accettare qualunque forma di condizionamento, immaginò un incontro fra Gesù e Giovanni Battista bambini (evento non riportato dai Vangeli ma raccontato in alcuni testi apocrifi), alla presenza della Vergine e di un Angelo. Due Angeli musicanti vennero dipinti nei pannelli laterali dai fratelli Evangelista e Ambrogio de Predis (i due pannelli oggi si trovano alla National Gallery di Londra).

Questo dipinto, dal titolo “Vergine delle Rocce” contiene quei dettagli “rivoluzionari* che risultarono già evidenti nella “Madonna del Garofano” – che Leonardo dipinse ancora giovanissimo mentre lavorava nel periodo 1473/1478 presso la bottega del suo maestro Verrocchio (1435-1488) – dove la figura del Gesù Bambino è un bambinello nudo, grassottello, che si muove incerto e goffo come tutti i bambini piccoli, con un rapporto profondo e intenso che lo lega alla madre, verosimile alla realtà umana alla quale Leonardo diede sempre molta importanza, soprattutto nei suoi personaggi sacri, non a caso mostrati spesso privi di aureole, con una gestualità spontanea nelle espressioni: a quei “moti dell’anima”, come usava definirli.

Leonardo da Vinci, “Madonna del Fiore” detta “Madonna  Benois”, olio su tavola trasportato su tela, cm 48×31, databile al 1478-1482, conservato nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, acquisito nel 1914.

La Madonna Benois, una storia misteriosa

Chi visita il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo può ammirare un magnifico dipinto di Leonardo da Vinci raffigurante una Vergine col Bambino, detta “Madonna Benois”, identificata prima del suo ritrovamento come “Madonna del Fiore”.

Personalmente ho avuto la fortuna di poter ammirare da vicino la “Madonna Benois” e visionarne la  relativa documentazione, in occasione di un mio viaggio a San Pietroburgo nel 1997 con gli archivisti e ricercatori A. Mario Redaelli e Pia Todorovic Redaelli di Sorengo, con i quali ho curato diverse pubblicazioni riguardanti la città sulla Neva in collaborazione con autori delle maggiori istituzioni culturali pietroburghesi.

Ma come è finito questo dipinto di Leonardo, la tenerissima e splendida ‘Madonnina bambina’, a San Pietroburgo?

Nel 1908 Léon Benois (1856-1928) presentò la sua collezione d’arte all’Ermitage di San Pietroburgo  (curata dalla rivista ‘Starye gody’) comprendente anche il dipinto “Madonna del Fiore” ereditato da sua moglie Marija Aleksandrovna Sapožnikova (1858-1938).

Questo dipinto era già stato visionato dal fratello Alexandre Benois (1870-1960) che aveva da subito intuito si potesse trattare di un’opera attribuibile a Leonardo e lo aveva presentato al famoso storico dell’arte tedesco Paul Müller Walde (1858-1931) che inizialmente però dubitò della sua attribuzione leonardesca, ma nel 1906 quando incontrò Alexandre Benois a Parigi mentre quest’ultimo stava allestendo una mostra di artisti russi al Grand Palais, esclamò: “Ora, ne sono convinto, la tua Madonna è proprio di Leonardo!”. Aveva infatti trovato a Londra i bozzetti preparatori di questo dipinto, realizzato da Leonardo da Vinci, ciò che gli ha permesso addirittura di datarlo al 1478.

Anche l’esperto di arte italiana Ernst Friedrich von Liphart (1847-1932), curatore dell’Ermitage dal 1906 al 1929, riconobbe la mano di Leonardo e approfittò di un suo articolo dedicato alla sezione italiana per affermare: “Sul lato opposto del palco c’è una piccola Madonna che io attribuisco con decisione a Leonardo da Vinci, nonostante tutto il clamore che sarà provocato da questa mia affermazione”. Di fatto le reazioni non mancarono, ma una volta superata una serie di dubbi e incertezze, gli studiosi riconobbero la paternità di Leonardo che oggi risulta indiscutibile.

Saputo del dipinto, il ricco mercante d’arte inglese Joseph Duveen (1869-1939), il “re degli antiquari di Parigi”, sempre alla ricerca di opere importanti, offrì 500’000 franchi oro, ma l’opinione pubblica russa si mobilitò per mantenere il dipinto in Russia e Léon Benois lo cedette all’Ermitage nel 1914 per la modesta cifra di 150’000 rubli, anche su pressione della moglie Marija Aleksandrovna Sapožnikova che nel 1880 aveva ricevuto dal padre la “Madonna del Fiore”, come regalo di nozze.

La giovane Marija Aleksandrovna Sapožnikova che ha ricevuto in dono per le sue nozze con Léon Benois il dipinto di Leonardo da Vinci “La Madonna del Fiore”, poi chiamato la “Madonna Benois”.

La giovane Marija Aleksandrovna Sapožnikova che ha ricevuto in dono per le sue nozze con Léon Benois il dipinto di Leonardo da Vinci “La Madonna del Fiore”, poi chiamato la “Madonna Benois”.

Il dipinto “Madonna del Fiore” ricevuto in regalo dalla Sapožnikova, era conservato da molti anni dalla sua famiglia di commercianti della città di Astrakhan, sul Mar Caspio – famiglia che tra l’altro accolse Alexandre Dumas (1802-1870) durante il suo viaggio in Russia nel 1856/59 –  ed era di proprietà del nonno paterno della Sapožnikova, il mercante e commerciante di caviale Aleksandr Petrovič Sapožnikov, che lo aveva acquistato nel 1823 per 14’000 rubli dal figlio del Generale Aleksej Ivanovič Korsakov.

Negli archivi Sapožnikov è stato individuato un documento datato 1827, sul quale è scritto: “La Madre di Dio, tiene il Bambino sulla mano sinistra… Maestro Leonardo da Vinci.. collezione del generale Korsakov”.

Tatiana Kustodieva,( 1933-2021), studiosa del Rinascimento italiano, per tanti anni responsabile del relativo Dipartimento dell’Ermitage (invitata nel Canton Ticino dai curatori del Centro culturale il Rivellino LDV di Locarno, Arminio Sciolli e Jean Olaniszyn, per visionare nel 2009 il dipinto “Monna Vanna” attribuito al Salai, allievo prediletto di Leonardo), in un suo saggio aveva ricordato che il grande storico dell’arte Adolfo Venturi (1856-1941) scrisse: “Io sottoscritto con ciò confermo che il quadro della famiglia Benois raffigurante una “Madonna col Bambino” e attribuita a Leonardo è inconfutabilmente una sua opera giovanile. L’ho studiata attentamente in occasione del mio ultimo viaggio in Russia”.

La storia di questa attribuzione è stato così risolto, rimane però ancora un altro mistero: come è finito in Russia questo dipinto che appartenne a Carlo II d’Amboise, governatore di Milano (nominato nel 1507 da Luigi XII) all’epoca in cui vi risiedeva Leonardo?

Studi iniziati una decina di anni fa, ancora in corso, danno delle indicazioni che portano al casato Piccolomini, famiglia principesca della città di Siena. Queste ricerche saranno sicuramente oggetto di un’altra storia.

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